Sinistra Meridionale online. Le ragioni del perchè.
(Giudizio di Mario Brunetti)

Il nostro Istituto, trasformatosi di recente in "Fondazione" (attraverso la modifica dello statuto originario, approvato con Decreto regionale), - a seguito della mia decisione di mettere a disposizione tutti i miei materiali cartacei, le ricerche, le inchieste, le registrazioni di interventi televisivi e soprattutto l'intero patrimonio derivante del periodo parlamentare e quello del Consiglio d'Europa, che costituiscono un patrimonio unico di consultazione e di socializzazione di materiali anche rari – ha deciso di riprendere, seppure periodicamente, la pubblicazione della prestigiosa rivista di studi meridionalisti "Sinistra Meridionale" che, da qualche tempo, aveva garantito la presenza come parte delle pubblicazioni della "Collana dell'Istituto Mezzogiorno Mediterraneo". A questa decisione si è aggiunta quella di dare vita anche ad una versione online della rivista.

Questa decisione nasce da due considerazioni tra esse correlate: da una parte, la drammatica crisi organica in atto che mette a rischio, con la cancellazione dello stato sociale e la negazione di qualsivoglia possibilità di sviluppo e lavoro, l'essenza stessa della Costituzione; cosa questa che mette a rischio la democrazia del nostro Paese; dall'altra, dalla costatazione che il Sud d'Italia opera un salto indietro nel feudalesimo e nella regressione sociale culturale che, collocano il nostro Paese, tra le nazioni più progredite nel mondo, in una realtà senza sbocchi che prepara amari risvegli. Questo non solo per una crisi mondiale che, proprio attraverso Sinistra Meridionale che avevamo individuato qualche anno fa nell'esaminare la fase che faceva ritrovare la "Questione meridionale" come categoria interpretativa di quella crisi, foriera di una rottura verticale tra le aree forti del Nord e il precipizio violento nella totale povertà del Sud; la crisi non dipende solo da questo ma anche da un "ceto politico" italiano e, soprattutto meridionale, che, supino ai processi mercantili della mondializzazione finanziarista, non hanno saputo reagire a questo devastante processo con risposte adeguate e, anzi, in cambio di risorse che garantivano i loro affari personali e i comportamenti illegali che hanno trasformato l'Italia in paese corrotto in tutti i suoi settori, hanno sostenuto politiche di compatibilità europee che stanno producendo un disastro.

Corruzione e disoccupazione di massa sono il frutto della politica e del comportamento di "ceti politici" rampanti che, in maniera trasversale, sorreggendosi a vicenda, dirigono la cosa pubblica con uno spirito di mafiosità (e spesso con collegamenti reali con le coste più violente), che ormai impressiona e, in ogni caso, crea una sfiducia totale del popolo verso le istituzioni che rende passiva gran parte dei cittadini italiani all'atto di partecipare al voto.
È a questi meccanismi che bisogna reagire con fermezza se si vuole porre un freno ad un processo che sta facendo ingoiare nelle sabbie mobili della povertà e della corruzione il Sud d'Italia. A questo "sussulto" Sinistra Meridionale vuole partecipare, secondo la loro tradizione, per la individuazione dei punti di discrimine tra destra e sinistra che oggi non si intravedono più e rilanciare una nuova cultura meridionalista legando, le sorti del Mezzogiorno a quelli dei paesi deboli che si affacciano sulle rive del Mediterraneo.
Questi motivi di fondo ci spingono a mettere in campo un esempio di risposta che indichi una via d'uscita dalla passività, riprendendo non solo le pubblicazioni di Sinistra Meridionale nella forma cartacea, anche se periodicamente, ma dando vita ad una versione online per aprire, sul terreno della inchiesta e della denuncia una grande battaglia di moralizzazione che serva da stimolo alla ripresa di contatti degli "sfiduciati" soprattutto giovani con la vita istituzionale politica. Lo faremo, come è nella nostra tradizione con scientificità nella ricerca e lavoreremo non solo per denunciare scandalisticamente la gravità della situazione meridionale, le cui istituzioni, ormai abbandonate a se stesse da una politica forcaiola e di restrizione delle rimesse generali, rischiano di ritrovare un collegamento con le forze criminali nella gestione della cosa pubblica ma anche lavorando con rigorosità nella indicazione di proposte che possano rimettere paletti di orientamento tra destra e sinistra per dare chiarezza di obiettivi ai lavoratori sfiduciati e ripiegati su se stessi.
Già nella Edizione 2013 degli "Itinerari gramsciani", presenteremo una proposta che rappresenta un primo esempio di nuova cooperazione internazionale. Ma, opereremo perché si crei l'inizio di un processo di aggregazione culturale, facendo appello soprattutto a quelli che Gramsci chiamava "gli intellettuali organici" perché escano dal loro ripiegamento e da una comprensibile posizione moralistica sullo schifo che si dissemina da parte dei comportamenti centrali e dei partiti ormai inesistenti se non nella lotta tribale interna.
Sappiamo bene che il compito è arduo e difficile ma bisogna tentare e ritentare.
L'indifferenza, in questa realtà, sarebbe grave corresponsabilità nella crisi senza ritorno della democrazia italiana.

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