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Relazione Mustafà Nano
(18 luglio 2004)

Intervento del giornalista albanese di Tirana, Mustafa NANO, al convegno di Plataci sul tema dell’emergenza ambientale, organizzato dall' Istituto Mezzogiorno Mediterraneo.

Prima di tutto, mi scuso in anticipo per il fatto, che non riusciro a esprimermi some vorrei e come potrei nella mia lingua. Mi scuso altretanto in anticipo per gli errori che faro eventualmente e neccesariamente nell’esprimermi nella lingua italiana, la quale la capisco perfettamente, peró non la parlo ugualmente. Comunque, sono fiducioso di poter riuscire ad articolare alcune mie opinioni e di poter farvi capire le mie preoccupazioni sull’emergenza ambientale in Albania.

Detto cio, vorrei ringraziare apertamente l’onorevole Mario Brunetti e gli organizzatori di questo meeting a Plataci; vorrei ringraziarli per averci dato questa possibilitá di spiegare certe cose della situazione albanese alle persone italiane presenti in questa sala e alle altre persone che verranno eventualmente informate. E’ un piacere enorme trovare me stesso assieme a professori, esperti, deputati, personaggi importanti politici e sindacali, locali e nazionali, in un meeting di questo genere.

Per quanto riguarda l’argomento in discussione in questo convegno, vi devo dire (sto entrando in tema adesso) che il vero dramma d’Albania di questi giorni ha a che fare col fatto, che l’emergenza ambientale é cinicamente e disperatamente un’emergenza di lusso. In paesi come il nostro, l’unica emergenza vera é l’emergenza della sopravvivenza in una situazione non facile di transizione verso la democrazia. Come é logico, l’emergenza ambientale, come tutte le emergenze di questo tipo e di questa natura, vengono ignorate, dimentacate e vanificate dal’emergenza di sopravvivere.

Ogni tanto che provo a scrivere sui giornali del mio paese su questa tema, l’impatto publico non e’ quello che io mi aspetto; l’impatto publico é decisamente maggiore nei casi, in cui io scrivo sui temi piú “comprensibili, tangibili, umani”, legati alla loro condizione di vita, alla politica corrente, al funzionamento corretto degli organi giudiziari, della polizia, ecc, ecc.

Ho fatto questo intruduzione per sottolineare la difficoltá di trovarsi insieme (italiani e albanesi) sulla stessa fronte cona la stessa consapevolezza e prontezza. Dobbiammo comunque avere il coraggio e la volontá di affrontare insieme questa sfida, anche se purtroppo basati sulle sensibilitá diverse delle opinioni publiche dei paesi nostri.

A questo punto, non mi resta altro, che dire alcune parole sulla situazione attuale ambientale in Albania. Personalmente, mentre vivevo la caduta del regime totalitario di Enver Hoxha alla fine degli anni ’80, non ho mai pensato che nel 2004, l’Albania si troverebbe di fronte ad una emergenza ambientale. A quel tempo m’immaginavo molte sfide nel futuro del mio paese, peró non l’immaginavo una sfida del genere. E’ stata colpa della mia discreta intelligenza e della mia capacitá mancata nel tentativo di leggere il futuro immediato della realtá, in cui vivevo? Non credo, anche se non possiedo questa dote e talento di fare delle previsioni di questo tipo, particolarmente quando si tratta di un paese come il mio, cioé immprevedibile per eccellenza. Credevo invece che, mentre il comunismo di Enver Hoxha ci ha fatto molti danni in molte altre direzioni, non é che ci ha lasciato in ereditá una crisi ambientale. Con poche eccezioni, il regime di Enver Hoxha ci ha lasciato una natura vergine (in genere, non penso che possa essere diversa la natura e l’ambiente di un paese povero e isolato dal resto del mondo).

All’inizio degli anni ’90, le nostre foreste erano quasi intatte, l’ambiente urbano era pulito, pacifico e non rumoroso (solo le biciclette potevano inquinare questo ambiente). Si, e’ vero che il regime ha costruito due-tre mostri industriali (il combinato metallurgico di Elbasan), peró in genere la situazione ambientale non era caratterizzata da una crisi. Mentre oggi la situazione é diversa. Tirana di questi giorni, a causa anche di an’azione continuo di ricostruzione positiva, e’ un regno di polvere, di caos, du rumore e di rifiuti. Si costruisce dappertutto, il che é segno di una vitalitá ritrovata degli albanesi, peró questo zello e questa volontá di costruire non é accompagnata da una filosofia e da una politica ambientale.

La situazione urbana fuori Tirana forse é meno drammatica, peró é piú drammatica in un altro senso. Siccome il territorio non é controllato in modo consistente dai governi, e siccome le istituzioni non governative non sonon ancora in grado di farsi valere e di farsi sentire, c’é il rischio di un degrado della natura, dei vari boschi, dei parchi nazionali, delle zone turistiche, delle coste marittime. All nord dell’Albania ci sono i laghi di Lura, i quali sono stati nel passato delle bellezze naturali straordinarie. Oggi non lo sono come una volta. Ho paura che un domani, la situazione si peggiorerá, perche lo stato e i governi hanno dimostrato di avere altre prioritá e perche i poteri e le amministrazioni locali, insieme alla gente che vive lí, non hanno né i mezzi, né la coscienza ecologica. Una televisione trasmetteva un anno fa un film girato nei boschi attorno ai laghi di Lura. Il film farebbe rabrivvidire anche il piú imbecille ecologista del mondo: alcuni abitanti della zona avevano masacrato una parte della foresta. Lo sapete perché? Perché volevano procurare legno per riscaldare le case durante l’inverno. Un altra televisione trasmetteva un film diverso: compagnie private di costruzione, senza alcuna licenza e permesso, scavavano nelle sponda di diversi fiumi per ricavare materiale per i loro lavori costruttivi. Uno di questi fiumi aveva invaso la bella natura intorno. Gli altri stanno per farlo. Ti viene da piangere.

Noi in Albania non abbiammo il problemma dell’inquinamento industriale, perché l’industria vera non c’é. Ci sono solo alcuni residui industriali che vengono (ho sottolineato prima) dai tempi del regime passato, per esempio ad Elbasan, la quale é la cittá piú inquinata del nostro paese. Il combinato metalurgico, costruito dal nostro mitomane Enver Hoxha, funziona tutt’ora parzialmente, ed insieme ad alcuni pozzi e raffinerie petrolifere al sud, costituiscono le sole fonti del inquinamento industriale. Per fortuna, altri casi non ci sono. Quindi, questo tipo di inquinamento non é un problemma. I problemmi ci sono in altre direzioni, alcune delle quali le ho menzionato.

Come si fa in questa situazione ambientale? Cinque o piú anni fa non si poteva immaginare una consapevolezza publica e collettiva sui tali argomenti. E’ da un po’, che le cose stanno cambiando per il meglio. Voglio dire che si sta profilando questa coscienza ecologica. I media stanno giocando un ruolo molto importante. I vari giornali e le varie televisioni private stanno denunciando la situazione e stanno esercitando pressione sulle istituzioni, che hanno la facoltá e la competenza di prendere delle decisioni e di reagire con i mezzi dovuti. Il problemma da risolvere ha a che fare col fatto, che i mass-media  sono frammentate sulla base degli interessi degli editori e degli politici collegati alla loro volta con degli editori e dei finanziatori potenti del mondo mass-mediatico. Questa fatto impedische la costruzione della solidarietá sui temmi e problemmi dell’interesse e preoccupazione nazionale.

Dall’altra parte, un ruolo altrettanto importante stanno giocando le assocciazioni non governative. La protesta del popolo di Tirana contro l’importazione dei rifiuti dall’Italia era animata e organizzata da queste associazioni. La mobilizzazione della societá civile ha fatto sí, che la gente trovi i motivi giusti per alzare la voce e per diffendere platealmente interessi propri, i quali in questo caso hanno coinciso con interessi nazionali.

Per quanto riguarda queste assocciazioni non governative, c’é il problemma del loro finanziamento. Generalmente, vengono finanziate col denaro che provviene dalle organizzazioni straniere europee e americane. Questo modo di finanziamento non reggerá per molto, mentre non si vede all’orizzonte qualche volontá locale per tenere in vita la parte piú utile di queste assocciazioni. Forse ci saranno i ricchi d’Albania pronti a dare una mano a queste strutture della societá civile. Peró questo minnaccierá la loro indipendenza. Siccome il mondo della impresa albanese é un mondo nuovo e non completamente pulito, e molto difficile e rischioso essere finanziati dai bussiness-men albanesi. Cosi finisci per non essere piú curatore degli interessi nazionali.

Una soluzione ci sará, sicuramente, come ci sará una soluzione anche per impedire, che gli interesi egoistici degli editori dei media, diventino interessi dei media stesso. Le forze locali, l’elite albanese, un gran numero degli intelettuali, diversi giornalisti, una parte della politica stessa, troveranno i motivi per essere insieme e per dare una risposta a queste neccessitá e a queste interrogativi e per non lasciare il paese in balía del degrado umano e ambientale.