APPELLO PER SALVARE LA LEGGE N.482/99
PER LA TUTELA DELLE MINORANZE LINGUISTICHE STORICHE!
OPPONIAMOCI AD UNA VERGOGNA

ADERISCI ALL'INIZIATIVA
Un durissimo attacco è in atto contro la legge 482/99 di salvaguardia delle Minoranze linguistiche, che è stato l'obiettivo più alto raggiunto dalle Comunità minoritarie in decenni di lotta per ottenere la legge attuativa dell'art.6 Cost. Già, sin dall'inizio, dopo l'approvazione della legge le strutture centrali dello Stato avevano messo in atto una sorta di ostruzionismo che ha portato, nei fatti, ad un vero e proprio sabotaggio, tant'è che i tre cardini principali della legge – insegnamento scolastico, pari dignità delle lingue nella pubblica amministrazione, programmi radio-televisivi con uso delle lingue di minoranze sono stati in questi anni praticamente disattesi.

Infatti: l'insegnamento della lingua minoritaria, tranne qualche isolata e sporadica iniziativa fortemente voluta da qualche generoso dirigente o insegnante,  peraltro vituperato, non ha avuto mai sistematica attuazione e piena cittadinanza nei Comuni delle scuole di minoranza. La riforma Gelmini ha aggiunto il colpo definitivo con la chiusura di gran parte delle nostre scuole di minoranza collocate prevalentemente in Comuni montani, che per le loro dimensioni davvero minime non possono assolutamente raggiungere la soglia pure dimezzata di alunni prevista in deroga ai parametri nazionali. Cosicché nella stragrande maggioranza dei piccoli o piccolissimi Comuni minoritari è materialmente impossibile garantire l'autonomia scolastica, venendo i pochi alunni di lingua minoritaria dei nostri piccoli Comuni minoritari aggregati per trasferimento nelle scuole dei più grandi Comuni italofoni del circondario, che hanno invece il requisito dell'autonomia scolastica. In questo modo viene di fatto annullata la norma di legge, venendo meno le condizioni linguistiche nell'ambiente di formazione degli alunni.  In Calabria, poi, dopo aver fatto i conti con questa durissima realtà, nei pochi Comuni minoritari che pure vantano una certa consistenza demografica, le cui scuole pertanto avrebbero parametri di legge a garanzia della propria autonomia scolastica (es. Spezzano Albanese) ci pensano dei solerti ma poco competenti dirigenti regionali del MIUR a inventarsi norme astruse, prive di base storica, linguistica e giuridica,  per negare agli arbëreshe di Spezzano Albanese l'autonomia scolastica del locale Liceo, sostenendo che a Spezzano non si parla una "madre lingua straniera" (sic!) pur essendo il Comune riconosciuto e delimitato territorialmente come appartenente ad una minoranza riconosciuta dalla legge 482/1999 perché di madrelingua albanese. L'altro elemento che sottolinea la mancata applicazione della legge è costituito dalla mai attuata norma che prevede apposite trasmissioni in lingua minoritaria da parte della RAI, giacché nelle conferenze di programma nazionali non è mai stato inserito questo problema. Infine, last but not least, l'accanimento fiscale con cui tutti i Governi hanno attinto alle povere casse di questa legge, ha fatto sì che la somma oggi disponibile per le politiche di tutela è davvero ridicola – per gli arbëreshë a livello nazionale si è oggi scesi a non più di 120.000 €, praticamente il costo di un caffè per parlante! – col risultato che quelle poche e lodevoli iniziative intraprese in questi anni in alcune Regioni, come l'attivazione degli "Sportelli linguistici", con personale anche qualificato e in grado di sostenere i Comuni e le Scuole nella loro importante azione di valorizzazione linguistica e di tutela del patrimonio culturale minoritario, che hanno avuto un ruolo essenziale, sono state costrette a chiudere.

Del resto, un'opera di smobilitazione della legge è dimostrata anche dalle recenti vicende delle minoranze friulane, pesantemente discriminate per via della loro insensata inclusione nella inventata categoria delle minoranze "senza madre lingua straniera" che, per fortuna, una recentissima sentenza – la nr.215, depositata il 18 luglio 2013, della Corte Costituzionale – ha cancellato. In questo modo  l'Alta Corte ha fatto giustizia di una strampalata e immotivata classificazione delle minoranze, introdotta abusivamente dal decreto legge n.98 del 6 luglio 2011 sulla revisione della spesa pubblica – la famigerata Spending review – che, per effetto della linguistica 'creativa' inventata di sana pianta da qualche burocrate alla ricerca di criteri per giustificare tagli consistenti di dirigenti scolastici, contrariamente a quanto previsto dalla legge nazionale di tutela delle minoranze linguistiche storiche che riconosce 12 minoranze linguistiche che hanno pari diritti con la comunità linguistica maggioritaria italofona, ha provveduto a creare discriminazioni tra le stesse minoranze,  attribuendo al friulano, al sardo e all'occitano uno status di minoranza di serie B, perché queste lingue sarebbero prive di "una lingua madre straniera" (sic!).

Questo ragionamento che viene fatto a queste tre minoranze è un modo per parlare a nuora perché suocera intenda : infatti non si tratta di un caso limitativo ad una parte di esse ma, in modi diversi, è un ragionamento nazionale contro la legge. Ulteriore prova di questa volontà di demolire una delle norme fondamentali della salvaguardia delle minoranze -  che proviene anche dalla volontà dei Governi i quali, senza soluzione di continuità, svuotano nei fatti la norma applicativa dell'art.6 Cost. – è costituita proprio dal fatto che di recente, ancora una volta, le minoranze di cui stiamo parlando, sono state escluse dalla possibilità di presentare proprie liste elettorali nelle elezioni nazionali, in contrasto con lo spirito e la norma legislativa.

Per evitare che si ripropongano in future altre fantasiose e pericolose interpretazioni a livello ministeriale o da parte degli Uffici periferici del MIUR che finirebbero per danneggiare illegittimamente, nel dimensionamento scolastico, altri Comuni di queste o altre minoranze linguistiche tutelate dalla legge 482/99, si invitano le Regioni a rispettare quanto previsto dagli articoli 3 comma 8, del DPR 18 giugno 1998, n.233 e dall'articolo 1, comma 3, del DPR 20 marzo 2009, n.81, che concernono la competenza delle Regioni stesse per l'approvazione dei Piani di dimensionamento delle istituzioni scolastiche.

Proprio per questo i partecipanti al Convegno internazionale degli "Itinerari gramsciani 2013", tenutosi a Plataci (Cosenza) il 21 luglio 2013 salutano con particolare soddisfazione l'opportuno intervento della Consulta, che cancella questa ingiustificata discriminazione di alcune minoranze linguistiche e ripristina la parità tra tutte le minoranze linguistiche storiche riconosciute dalla 482, avendo con il DL n.98 del 6 luglio 2011 il legislatore statale determinato una rilevante e illegittima contrazione dell'ambito applicativo del dispositivo di legge, ai danni delle minoranze friulane, occitane e sarde, che sentono anche come danno verso le minoranze arbëreshe.

Per potere coordinare una azione comune, dal Convegno è uscita la decisione della costituzione di un COMITATO NAZIONALE DÌ DIFESA DELLA LEGGE che coinvolga Università, linguisti, associazioni, studiosi e comunità interessate per rovesciare questo processo. L'unità delle forze si pone il compito  di ottenere che, a oltre un decennio dalla approvazione della legge 482/1999, si proceda finalmente alla sua completa e corretta attuazione, intervenendo  sui perversi e irresponsabili meccanismi autodecisionali di alcune Provincie che hanno abusivamente incluso tra le minoranze molti Comuni privi delle condizioni linguistiche richieste dallo stesso regolamento attuativo della legge; chiedono che  il Comitato tecnico-scientifico nazionale preposto alla attuazione della legge 482, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, si avvalga delle competenze scientifiche presenti in seno alle comunità scientifiche come la  Società di Linguistica Italiana, in cui opera un Gruppo di Studio per le Politiche Linguistiche, per un riesame complessivo e oggettivo dei territori comunali  riconosciuti  dalle stesse Provincie come linguisticamente 'minoritari', visto che fruiscono attualmente dei benefici della stessa legge, sempre più ridotti a causa dei continui 'prelievi' fiscali dei Governi che si sono succeduti in questo decennio e quindi ormai inconsistenti e vanificati, oltre il 10% dei Comuni italiani; sostengono con forza il valore del plurilinguismo, sottoscrivendo il  documento Conoscere e usare più lingue è fattore di ricchezza, che ha come primo firmatario Tullio De Mauro e approvato recentemente dalle principali associazioni linguistiche nazionali, con la significativa adesione del Ministro all'Integrazione Cecile Kyenge, in cui viene sottolineata l'importanza della "formazione plurilingue come condizione prima per l'esercizio dei diritti di cittadinanza". Il documento-appello, completata la raccolta delle adesioni, che avverrà anche attraverso iniziative di massa, sarà consegnato, su richiesta specifica, al Ministero competente, chiedendone l'immediato attivarsi per impedire che si concretizzi un genocidio linguistico.

Le prime firme sono

Mario Brunetti – protagonista dell'approvazione della legge alla Camera dei Deputati
Franco Altimari – Direttore del Dipartimento di Lingue e Scienze dell'Educazione – Università della Calabria
On. Avv. Felice Besostri – Relatore della legge al Senato
pastore( reverendo) Domenico Maselli - Relatore legge alla Camera dei Deputati

Hanno aderito all'iniziativa:

Prof. Mario Bolognari – Docente Università di Messina
Prof. Matteo Mandalà – Docente Università di Palermo
Prof. Giovanni Russo Spena – Docente di Diritto costituzionale all'Università di Napoli
Prof. Tullio Telmon - Ordinario di Dialettologia italiana Università di Torino
Prof. Vincenzo Orioles - Università di Udine
Prof. Leonardo Maria Savoia - Università di Firenze
Prof. Federico Vicario Università di Udine